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LA MARCATURA DELLA REGINA

“Un’odierna sociologia della solitudine”. Così la giuria della ventiduesima edizione del Premio Calvino ha classificato il lavoro di Giovanni Di Giamberardino.

Narratore, poeta e autore di fiction televisive, lo scrittore – ventottenne romano – concede alla solitudine poco spazio e ancor meno tempo per esprimersi: centocinquanta pagine, ventiquattro ore e una manciata di vite; a cominciare da quella persa da una donna: nuda, sgozzata e ritrovata in un cassonetto di via Nomentana, a Roma.

Ciononostante il giallo resterà sullo sfondo fino al capitolo finale. Gli interrogativi ‘chi?’, ‘come?’, ‘perché?’ non assilleranno quasi mai il lettore. A prevalere saranno invece frammenti di esistenze, raccontati dall’autore ora con cinico distacco, ora con calda empatia; a volte con stile elegante e barocco, altre volte coi canoni tipici del neorealismo: chiarezza, efficacia comunicativa, brutalità.

Ventiquattro ore dunque, ventiquattro capitoli, altrettante storie, incasellate con la stessa abilità con cui le api costruiscono le celle del proprio alveare.

Un unico neo: l’incedere della narrazione, sconnesso, lento, poco avvincente.

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