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La mindfulness di Michael Grab

teresa montesarchio cittadelmonte gravity glue michael  grab mindfulnessLa scienza occidentale ha ormai vagliato ed accolto pratiche orientali come la meditazione, originariamente considerate spirituali, fra le proprie tecniche più valide per il trattamento di alcuni mali che, purtroppo, caratterizzano la nostra società consumistica.

Si pensi a tutte le patologie organiche, i cui sintomi posso amplificarsi o regredire in funzione dello stato psichico: mente e corpo sono uniti, anziché due entità distinte, come voleva Cartesio.

Consideriamo, ad esempio, lo stato fisico in cui giaciamo quando siamo particolarmente stressati: acne, tensione muscolare, emicranie, perdita di capelli, bruxismo, lombalgie, ipertensione arteriosa, per menzionare solo alcune fra le manifestazioni meno invalidanti.

Tali sintomi organici possono regredire, così come dimostrato dalla comunità scientifica internazionale, attraverso la meditazione di consapevolezza.

La meditazione di consapevolezza, o mindfulness, può essere praticata in svariati modi. Ciò che è importante, affinché venga considerata tale, è che essa eserciti la capacità di “Porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, al momento presente e in modo non giudicante”, (Jon Kabat-Zinn, 1994).

Una forma particolarmente spettacolare è quella che ha trovato Michael Grab con la sua Gravity Glue -colla gravitazionale-, un progetto sconvolgente, in quanto sfida le leggi della fisica. Ciò che fa Michael è creare equilibri improbabili utilizzando pietre inselvatichite e, quindi, dai profili grezzi, spesso lisci, non articolati, apparentemente non congiungibili con altre pietre. Ma Michael, utilizzando la naturale capacità esplorativa, che è insita in ognuno di noi, la curiosità che abbiamo da bambini e che perdiamo per strada nel corso degli anni, la disciplina interiore che permette di gestire, a chi la pratica, i propri moti emotivi interni, tramuta in realtà quel che agli occhi di chiunque sembrerebbe impossibile.

Michael, così, creando un equilibrio al di fuori di sé, utilizzando elementi che trova sulla sua strada, sotto le intemperie, sfidando le leggi della fisica e cercando un equilibrio praticabile lì dove chiunque vedrebbe l’impossibilità per qualsiasi stabilità, si esercita a creare dentro di sé un equilibrio emotivo, con gli stati interiori che trova sulla sua strada -mutevoli momento per momento-, sotto le intemperie della vita -malattie, dolori, imprevisti e perdite-, sfidando le leggi della chimica cerebrale (ricordiamo che le emozioni si attivano in parte in maniera riflessa, automatica, al di là della nostra volontà), cercando un equilibrio difficile, ma possibile, lì dove chiunque perderebbe la testa.

Basti guardare uno dei suoi video, infatti, per comprendere quanta disciplina ed esercizio ci vuole per gestire la frustrazione che si prova nel tentativo di far stare in piedi pezzi che sembrano non volerne sapere di stare su.

La meditazione di consapevolezza cambia il cervello: produce nuova materia grigia nelle aree frontali e riduce il volume di zone nel sistema limbico adibite all’attivazione automatica di stati emotivi negativi. Tutto questo, dimostrato nel corso degli ultimi decenni attraverso tecniche di neuro-immagine, si traduce in una sempre più adeguata capacità di gestire le proprie emozioni.

In sintesi: si, esiste una via per la serenità e si chiama mindfulness. E no: non è necessario mettersi ad impilare pietre.

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