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Mario Fratti, da Banderas al Diario proibito

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Mario Fratti
Diario proibito. L’Aquila anni quaranta.
Graus Editore 2013
€ 15,00
pp. 184

S’intitola Diario proibito. L’Aquila anni quaranta  il romanzo che consacra l’ingresso nel mondo della scrittura del drammaturgo abruzzese Mario Fratti. Presentato lo scorso 21 settembre, in un incontro moderato da Federica Riccio, presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Diario proibito ripercorre il ventennio fascista, realizzando una radiografia del regime,  attraverso ricordi autobiografici di un partigiano ventenne che l’autore, il protagonista appunto, intreccia a molti cliché. «Ho scritto questo diario di getto, battendo a macchina e rileggerlo mi ha scioccato» ha dichiarato Fratti. Il linguaggio, rapido e conciso, ha subito l’influenza dello stile anglosassone, essendo stato scritto in America. La storia è quella di un giovane codardo che avrebbe voluto aiutare i partigiani aquilani, ricordati poi come i Nove Martiri Aquilani, a combattere i fascisti, ma che non ebbe mai il coraggio di seguire. Costretto a letto da un’influenza, il protagonista, un impiegato che vive a Venezia, ossessionato dal sesso e dall’autoerotismo, ritrova in una valigia il suo vecchio diario che documenta il periodo in cui, appena sedicenne, decise di aderire al fascismo e a Salò senza crederci davvero, spinto dal desiderio di indossare la divisa lucida e di assaporare il potere della prevaricazione fine a se stessa e del ricatto. Amico di Scimia e Caporale, due dei Nove Martiri, il giovane era combattuto tra una scuola composta da docenti che facevano propaganda al Duce e compagni fidati che lo disprezzavano, sebbene a L’Aquila la guerra si percepisse appena e nei ricordi di Fratti ci siano solo due bombardamenti ed un’adolescenza piuttosto serena. La codardia del protagonista di Diario proibito sarà punita dalla perenne paura che qualcuno possa scoprire quel diario che racconta un passato nero fatto da nefandezze gratuite. Il messaggio del libro è unico: senza etica l’uomo è destinato alla deriva ed il solo valore in grado di salvarlo dalla storia è la dignità.
Gli episodi narrati risultano forti e diretti. Vincitore di sette Tony Award, riconoscimento che rappresenta il premio Oscar per il teatro, il drammaturgo abruzzese ha scritto, infatti, testi teatrali estremamente realistici raccontando senza filtri anche mafia e anoressia. Nella sua carriera teatrale si è aggiudicato numerosi premi di grandissimo prestigio e le sue opere sono state rappresentate in tutti i teatri di Broadway. Il suo successo più recente, Nine, musical ispirato ad 8 e ½ di Federico Fellini, scritto con Arthur Kopit, ha visto come ultimo protagonista Antonio Banderas.  Fratti ha portato anche il dramma del terremoto dell’Aquila negli Usa. Ha infatti scritto un’ opera intitolata “Nove Martiri”, rappresentata nei più famosi teatri di New York, che ha riportato in vita i partigiani. Svegliati dalle scosse telluriche, i nove antifascisti confondono il terremoto con un bombardamento americano.
Alla domanda riguardante il suo futuro in America, Fratti risponde così:« Non tornerò in Italia. Come drammaturgo sono  sempre stato ignorato. In America c’è spazio per la creatività artistica. Vieni messo alla prova e, se vali, hai successo».

 

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