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Mediterraneo, culla di arte e di dialogo

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L’arte è da sempre lo strumento privilegiato per descrivere l’invisibile, per raccontare l’indicibile, per dare figura alla fede. Ma è anche lo strumento che i popoli hanno usato per comunicare agli altri la propria bellezza e il proprio valore: l’arte, quindi, può farsi via di dialogo tra culture diverse. Una possibilità che è sempre più una necessità in tempi, quali quelli odierni, caratterizzati da innalzamento di muri alla frontiera, chiusura di porti, sgretolarsi del sogno europeo, aumento delle distanze tra le coste del Mediterraneo.

E di Arte e dialogo nel Mediterraneo si è parlato proprio al Convegno internazionale promosso dalla Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della Pontificia Facoltà dell’Italia Meridionale, che si è tenuto a Napoli, presso la Sezione San Luigi, a Posillipo, il 30 marzo. La giornata – patrocinata dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalla Provincia Euro Mediterranea della Compagnia di Gesù Albania-Italia-Malta-Romania, dalla Regione Campania e dal Comune di Napoli – è stata pensata anche come tappa di preparazione alla due giorni del 20 e 21 giugno, su La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo, che si svolgerà sempre presso la Sezione di Posillipo e si concluderà con una relazione di Papa Francesco.

«Il respiro mediterraneo del convegno», ha dichiarato il gesuita Pino Di Luccio, «è una conferma dell’orizzonte internazionale verso il quale si muove la nostra Sezione, impegnata, secondo le indicazioni della Veritatis gaudium, per una teologia in dialogo con tutti coloro ai quali stanno a cuore la cura della casa comune che è il pianeta, la costruzione di una società fondata sull’accoglienza e sul rispetto delle diversità, il comprendere come situarsi nel nuovo contesto culturale rimodellato dalla convivenza sempre più consistente e diffusa di persone di religioni e culture diverse».

Di spicco le voci accademiche invitate a confrontarsi nelle due sessioni in cui è stata articolata la giornata, che si è conclusa con un concerto nella Cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli. È stato Salvatore Settis, professore emerito alla Scuola Superiore Normale di Pisa, ad aprire i lavori dopo i saluti del Preside della Pftim, don Gaetano Castello, e del Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.

«Attraverso il dialogo, la relazione, si possono costruire ponti di verità, di pace e di giustizia», ha dichiarato Giorgio Agnisola, Condirettore della Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia. «L’arte attinge alle verità profonde dell’uomo, emerge come necessità di comunicazione al di là delle divisioni e delle differenze di classe, di credo, di civiltà. Può essere, dunque, un luogo privilegiato di incontro e di dialogo».

La sessione mattutina, dedicata ad Arte, storia e mito tra le due sponde, è stata coordinata da Sergio Tanzarella, docente di Storia della Chiesa nella Sezione San Luigi. Sono intervenuti: José Jiménez (Universidad Autónoma di Madrid), il gesuita Jean-Paul Hernandez (Sezione San Luigi), Giovanni Curatola (Università degli Studi di Udine), André Vauchez (Università di Paris-Nanterre), Elena Pontiggia (Accademia di Brera e Politecnico di Milano).

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È stato invece il gesuita Andrea Dall’Asta, Direttore della Galleria San Fedele a Milano, a coordinare la Sessione pomeridiana dedicata a Il dialogo possibile. Sono intervenuti: Paolo Giulierini (Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli), Mario Botta (Architetto), Ismail Taspinar (Direttore dell’Istituto di Scienze Sociali dell’Università di Marmara – TR), Cristiana Collu (Direttrice della Galleria Nazionale di Arte Moderna in Roma).

I circa 200 convegnisti hanno potuto seguire anche il contributo – attraverso video interviste – del sociologo Franco Ferrarotti e del filosofo Aldo Masullo. In apertura di giornata, il professor Massimo Santoro, cultore di drammaturgia del teatro antico e dizione, ha presentato una lettura di testi scelti.

Culla di civiltà, la cui memoria è giunta fino ai nostri giorni, il Mediterraneo può ancora avere un posto centrale nella costruzione di un futuro significativo, valorizzandone il ruolo come luogo di dialogo, di speranza e di pace. Unico neo del convegno: è ancora troppo poca – anzi inesistente, purtroppo – la distinzione tra arte – arte sacra – arte per la liturgia. Forse perché mancano, questa è la verità, dei veri specialisti in questo settore.