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Natale a Napoli tra storia e fede

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Il 18 dicembre al Circolo ufficiali della Marina Militare Italiana in Napoli, si è tenuto un importante incontro sul tema Natale a Napoli tra storia e fede, promosso dallo stesso Circolo della Marina Militale, dall’Associazione culturale “Megaride di Santa Lucia” e da “Il Cerchio”.

Alla serata tematica degli incontri “Il Filo di Arianna”, moderati dal noto giornalista RAI, Ermanno CORSI, sono intervenuti l’Ing. Raffaele ARAGONA, scrittore nonché docente della Facoltà di Architettura dell’Università Federico II; il dr. Paolo IORIO, direttore del Museo di San Gennaro e del Museo Filangieri; il prof. Carmine MATARAZZO, filosofo e teologo, direttore dell’Istituto di Scienze pastorali della Pontificia facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Sezione San Tommaso d’Aquino di Napoli;  don Gennaro MARTINO, teologo, scrittore e parroco della Chiesa della Santissima Trinità nonché docente dell’Università Suor Orsola Benincasa; il prof. Gianfranco PECCHINEDA, ordinario di Sociologia all’Università Federico II.

Tema dibattuto da diverse angolazioni, o meglio il grande protagonista del cordiale confronto è stato il NATALE. Varie sono state le tematiche. Gli studiosi si sono concentrato sulle “feste” di Natale, con tutti gli usi, consuetudini e obblighi sociali più o meno formali che questo periodo comporta, sembrano mettere a dura prova la vita di ognuno di noi. Si è costretti a confrontarsi con legami e situazioni familiari non sempre facili da gestire, fare i regali diventa quasi più un dovere che un piacere, il caos che serpeggia per le città urbane rende difficoltoso muoversi e preservare ritmi di vita ordinari… Insomma sembra che, volente o nolente, la nostra vita sia destinata ad essere stravolta durante il periodo prenatalizio in nome di logiche consumistiche e conviviali di cui spesso ci sfugge il senso. Ma è possibile, anche nei tempi attuali, ritrovare il significato del Natale?

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Carl Gustav Jung acconsentì a curare e a pubblicare, nell’ultima parte della sua vita, un libro che vanta il contributo di molti suoi collaboratori dal titolo L’uomo e i suoi simboli (Longanesi, 1980). Lo scopo era di “tradurre” i principi della Psicologia Analitica ai non addetti ai lavori esponendo quindi alcune delle sue teorie in  modo più  divulgativo e accessibile anche ad un pubblico non specialistico. Joseph Enderson, autore del capitolo “Miti Antichi e Uomo Moderno”, espone con grande chiarezza quanto i simboli e i significati che organizzano i miti siano, nella sostanza, gli stessi che si ritrovano in molti sogni dell’uomo moderno a testimonianza di quanto, i temi dell’Inconscio Collettivo, siano trasversali alle individualità umane e alle singole epoche storiche. È in tal senso che può essere recuperato anche il significato del Natale connesso ad antichissime feste solstiziali volte a propiziare che le terre lasciate inattive durante l’inverno tornassero in primavera a nuova vita; una festa quindi di rinascita prima terrena e poi mitologica simboleggiata in tal senso dalla venuta di un fanciullo semidivino.

Le feste solstiziali erano connesse fin dall’antichità al culto del sole e della nuova vita che questo avrebbe portato alla fine dell’Inverno. Quello del “Sol Invictus” può essere considerato il culto antesignano del Natale per come noi oggi lo conosciamo. Tale culto ha origine in Oriente, e in particolare in Siria e in Egitto, dove già in epoche preromane la venuta del Sole era rappresentata nel mito di un fanciullo divino partorito da una vergine donna: è il trionfo della luce sulle tenebre che già in tempi antichi era celebrato in prossimità del 25 dicembre o comunque del solstizio d’inverno.

Il culto del Sole si perpetrò in epoca romana confluendo nel culto del dio Mitra (raffigurato anch’esso come un fanciullo) e fu l’imperatore Aureliano a istituire formalmente la data del 25 dicembre per la festa Dies Natalis Solis Invicti, dedicata appunto alla nascita del Sole, il dio destinato a portare la luce sulle tenebre dell’Inverno. Su tale culto è confluita l’istituzione del Natale cristiano che identifica la data del 25 dicembre come quella della nascita di Gesù Bambino, simbolo di verità, conoscenza e consapevolezza spirituali.

In termini psicologici, dunque, il Natale è simbolo di rinascita, rinnovamento e quindi cambiamento, ma anche di speranza e fiducia, fiducia che attraverso le “oscurità” della vita si rafforzi la conoscenza e consapevolezza delle proprie risorse. È in quest’attraversare gli “inverni” dell’esistenza che si annidano, infatti, le potenzialità creatrici e rigeneratrici della psiche in grado di promuovere un cambiamento ed un’evoluzione interiori.

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Questa occasione, come ha sottolineato il filosofo-teologo Carmine Matarazzo, è stata un’ottima occasione per riconnettere cultura e tradizioni, ma soprattutto per riscoprire le energie di rinnovamento e di trasformazione, grazie alle quali anche l’usanza del presepe rilancia l’esigenza sì religiosa della festa del Natale, ma richiama a valori come quelli della solidarietà, della bellezza, della famiglia. Occorrerà nel presente, subito centrare nuovamente l’attenzione su questi aspetti per ricucire le ferite e le debolezze di un umano sempre più smemorato e disattento ai valori essenziali, a cominciare della Vita stessa.

Antonio Capasso

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