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Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei giusti

 

Quante volte, in occasione di un funerale o di un lutto in famiglia, abbiamo sentito ripetere dalle nostre madri e dalle nostre nonne << sono sempre i migliori che se ne vanno >>. Luogo comune? Può darsi. Di certo, però, nel corso dei miei (finora pochi) anni di vita, molte volte ho avuto occasione di riscontrare la validità di questo detto. E anche nell’immenso repertorio dei proverbi napoletani ho trovato un modo di dire che mi ha confermato questa convinzione: <<Carna trista nun ne vo’ Cristo>>. Possiamo tradurre più o meno letteralmente quest’espressione dicendo <<la carne dei malvagi non è gradita a Cristo>>, il che vale a dire che le presone cattive sono dure a morire, poiché Dio non le chiama volentieri a Sé. Lungi da me il voler offendere i centenari d’Italia, faccio presente che esistono un’infinità di esempi (viventi e non) capaci di smentire questa affermazione. Ma quando viene a mancare una persona molto giovane o particolarmente buona, non posso fare a meno di chiedermi perché siano sempre i migliori ad andarsene. Una più attenta considerazione della legge di natura, però, mi riporta immediatamente alla realtà: belli e brutti, buoni e cattivi, alti e bassi, grassi e magri, santi e miscredenti, tutti dobbiamo morire…fortunatamente. Quando a morire, però, è la “carna trista”, nessuno se ne accorge, nessuno piange, se non per fare scena, nessuno ne soffre più di tanto. Quando a morire, invece, è un giovane innocente o una persona degna d’affetto, valida, onesta, in poche parole “una brava persona”, accusiamo il colpo, soffriamo per la mancanza e ne siamo dispiaciuti. Insomma, la scomparsa dei migliori si fa sentire. E’ proprio per questo motivo che abbiamo l’impressione che siano solo i migliori ad andarsene. Ma si tratta soltanto di un’impressione. A questo punto, dunque, pare smentito il citato proverbio napoletano. Invece, no. Subentra un’altra chiave di lettura, che conferisce al detto un’accezione più metafisica e presuppone la fede per raggiungerne una piena comprensione. Se è vero che tutto, prima o poi, diventa cenere (e ripeto: “fortunatamente”), è anche vero che non tutti vanno in petto a Cristo. Quel posto, secondo il popolo partenopeo, è riservato alla “carne buona”.

 

 

 

Ad Antonio Cammardella

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