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“L’altra donna del re” di Justin Chadwick

 

Inghilterra 1533, il re Edoardo VIII deve avere un erede maschio. La regina Caterina non può darglielo. La famiglia Boylen lo fa  invaghire di Maria , bella e semplice; ma la più ambiziosa, sensuale e capace è la sorella Anna, che diventerà regina. Giustiziata nel ’36, è la madre della grande Elisabetta I. Il film è tratto dal best seller omonimo di Philippa Gregory, scrittrice britannica  specializzata in romanzoni sentimental-storici, che rovista tra le pieghe della Storia per cogliere tratti di umani sentimenti, tali da farla riguardare con occhi meno austeri. Qui pone la sua attenzione non solo sulla personalità di Anna, la più famosa, la più complessa e ancora oggi dibattuta, ma anche sull’altra Boylen, cioè Maria (S.Johansson), più bella, ma meno dotata. Se per illustrazione storica intendiamo la confezione esteriore, allora ci siamo, e alla grande. I “tecnici” della fotografia (K.McGuigan), della scenografia (J.P.Kelly), del montaggio (C.Littleton, P.Night) e soprattutto dei costumi (l’Oscar S.Powell, J.Law) hanno fatto un lavoro collettivo e singolo davvero egregio, che da solo vale i soldi del biglietto. Hanno accompagnato la vicenda con ricchezza di tonalità e sfumature cromatiche, di raccordi scenografici, disegnati con tagli di visuale in grado di giocare dinamicamente con grande senso narrativo, sul rapporto tra particolare e insieme. Tali da catturare e avvincere l’occhio, dandoci un’atmosfera storica non solo credibile per realismo, ma anche affascinante, riecheggiante quelle hollywoodiane, con una dose maggiore di gusto, sia per lussuosità che per efficacia. Voglio ricordare che le bellissime sete che catturano la luminosità della bellezza delle due attrici sono state prodotte nelle officine storiche di seteria artigianale di San Leucio, a Caserta. La sceneggiatura dell’esperto in narrazioni storico-politiche (“The Queen. La Regina”) P.Morgan, si è concentrata sulla dialettica iniziale di solidarietà tra le due sorelle, poi interrotta dalla sfrenata ambizione di Anna e ripresa nell’imminenza della sua tragica fine, che è la parte più intensa, vera e drammaticamente riuscita del film. Portman, di fronte al supremo momento, esprime un senso di solitudine, di paura, lancinanti, ma anche grande dignità. Ciò che meno convince è la figura del Re Edoardo VIII. Per quanto l’attore E.Bana si sforzi, non è un personaggio storico che possa essere ridotto a zimbello. Il film ci dà troppi passaggi in ellissi sulle motivazioni del suo comportamento, che appaiono poco convincenti,  pur se ben montati con delle eleganti e veloci dissolvenze sul tipo di quelle incrociate, che rendono vivi e animati gli spazi e i volumi.

 

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