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Tesoro mio

Maltrattata dall’età di sei anni. Lividi e bestemmie le restavano addosso come tatuaggi marchiati a fuoco. E a sangue. La pelle le bruciava, per le ferite e per il gonfiore. Gli occhi trattenevano le lacrime, pur di non dare soddisfazioni. Pur di non mostrare la propria sconfitta, la propria fragilità. Indifesa e affranta fuggiva in qualche Chiesa del paese, dal suo parroco di fiducia. Dal suo Dio. Quello che invocava nei momenti di dolore. Provava a liberarsi, ma l’odio per una madre che non la preferiva al suo compagno era più forte… e a volte si riversava in tutta la sua potenza. Con violenza, con passione, con dolore, unghie e amore. Con la rabbia spasmodica di chi sa come distruggere. E perchè. Voleva qualcosa di diverso. Voleva dolcezza, premure, carezze, affetto. Voleva un abbraccio, un sorriso. Voleva le attenzioni di un padre. Voleva essere la prima per sua madre. Una serie di desideri rimasti inespressi, di sogni infranti, di paure persistenti. Di illusioni, di impotenze, di insicurezze. Di ingiustizie che, come un vortice da cui non può liberarsi, la trascinano ancora in tutto ciò che lei mai avrebbe voluto.

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