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Una considerazione inattuale

Risale a circa due mesi fa la violenta campagna massmediatica  contro il tifo partenopeo, reo   di aver devastato un treno per un totale di mezzo milione di euro,  tenuto in ostaggio trecento persone in viaggio sull’Intercity Plus 520 Modigliani con strategia  terroristica,  picchiato quattro dipendenti di Trenitalia ( i controllori del suddetto Intercity), creato disordini con le forze dell’ordine e non solo.   Ma oggi, a ben guardare, quei fatti sembrano terribilmente gonfiati. Un’inchiesta di RaiNews24  ha, difatti, mostrato- con testimonianze di più persone e analizzando acutamente le immagini mandate in onda sui vari telegiornali nazionali e i numerosi reportage giornalistici- che quella maledetta domenica le cose andarono diversamente; e che non ci furono affatto scene di guerriglia urbana nè tantomeno contusi e feriti, ma solo le classiche “anomalie” che caratterizzano le domeniche calcistiche. Perchè allora accanirsi tanto contro dei tifosi, contro un’intera città? Le risposte sono tante, troppe forse. Giornali, televisione e internet rappresentano in Italia, come in  altri paesi più o meno sviluppati, i mezzi principali utilizzati dai cittadini per avere informazioni sugli eventi mondani. Per sapere gli orari della sagra di un paese sperduto tra le montagne e abitato da cinque persone sindaco compreso. Ma anche  e soprattutto per non perdere il contatto con i fatti quotidiani.  Con le vicende della politica, con la cronaca nera, con lo sport. Il numero dei giornali, telegiornali e blogs che offrono questi servizi è incredibile, sicchè risulta del tutto  impossibile essere precisi al riguardo.  Nel momento in cui si verifica un qualcosa, si mette in moto un esercito di persone che nella maggior parte dei casi si basa sul sentito dire, su notizie raccolte in maniera disordinata  e pompate al punto giusto per creare un caso, una novità assoluta o quasi. Martin Heidegger, trattando In Essere e Tempo gli elementi fondamentali della “medietà”, cioè del modo di darsi dell’uomo innanzitutto e per lo più, prende in esame  il fenomeno rilevante della chiacchiera affermando che “ il sentire e il comprendere si sono attaccati anticipatamente a ciò che il discorso dice. La comunicazione non partecipa il rapporto ontologico originario con l’ente di cui si discorre, ma l’essere-assieme si realizza nel discorrere-assieme e nel prendersi cura di ciò che il discorso dice. Ciò che conta è che si discorra”.Fatte le debite differenze, il  ragionamento  del filosofo tedesco può rappresentare una buona base di partenza per una comprensione del ruolo svolto dai media nella società tecnologizzata, aiutandoci a mettere in luce le caratteristiche di un universo socio-politico  pervaso dalla ripetizione, dalla omogeneità, da una curiosità  sempre affamata, pronta a cibarsi di ogni cosa che le venga generosamente offerta con cadenza giornaliera. Un “mostro” può essere creato e distrutto in pochi secondi; un episodio può essere montato tanto da stravolgere la realtà dei fatti. La nostra ansia di vedere, e in particolare di vedere sempre cose nuove, fu notata anche da Sant’Agostino nelle Confessioni, allorchè sottolinea come di solito non si dica soltanto  “vedi come è lucente” , ma anche “vedi che suono ha”,” vedi che sapore ha”.  Questo primato del vedere caratterizza a fondo il nostro modo di rapportarci agli altri e al mondo, sicchè la curiosità che ci spinge da una cosa all’altra, non si prende cura di vedere per comprendere ciò che vede, ma si prende cura solamente di vedere,  si distingue cioè per una vera e propria incapacità di soffermarsi su ciò che si presenta. Si appaga così solo della distrazione, nel senso letterale del termine, nel senso dell’essere portata, “tratta qua e là”,  senza mai trovare un reale appagamento.  Ma, se è importante solo vedere, vuol dire che ogni capacità critica è distrutta sul nascere, perchè ciò che viene osservato è  distorto, mutilato. Ma non dai media, bensì dalla umana, troppo umana,  distrazione, dalla costante ricerca del "nuovo" che i media non fanno altro che interpretare a loro vantaggio e portare alle estreme conseguenze. Di un "nuovo" creato ad hoc dal nulla e che per questo nuovo non è se non nell’universo virtuale solipsistico e autoreferenziale.Per tornare al tema di cui si stava discorrendo, sarebbe bene rivedere i telegiornali, le foto scattate in quell’occasione, ascoltare le testimonianze delle persone realmente presenti,  capire che il babà offertoci è succulento, condito con un rum che funge da oppiaceo, calando sui nostri occhi  quel  velo di Maya che è sempre più difficile squarciare.

 

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