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Una relazione passeggera

Una relazione passeggera

di Emmanuel Mouret

FRANCIA 2022

100 minuti

Una relazione passeggera  di Emmanuel Mouret

Tradire è sempre un po’ perdersi, e rovinare le relazioni. Le statistiche dicono che il tradimento è la causa primaria responsabile del 40% dei divorzi. In questo film il focus è tutto sulla relazione passeggera (il titolo originale infatti è, letteralmente, Cronaca di una relazione passeggera) fra lei, single, e lui, sposato, entrambi con figli, che non vedremo mai durante il film, come non vedremo mai la moglie di lui.


L’INCIPIT
– Sul perché si tradisca sono stati scritti diversi saggi, e i motivi spesso sono meno prevedibili di quanto si immagini. Simon (Vincent Macaigne, già coprotagonista con i suoi tic in “C’est la vie”, commedia imperdibile per chi voglia farsi due risate di gusto), instaura una relazione con Charlotte (Sandrine Kiberlain). Fin qui il tutto sembrerebbe un po’ banale, se non fosse che lui è un perfetto imbranato e lei è invece l’amante ideale nell’immaginario medio maschile: intraprendente, sempre disponibile, non pretende nulla, calda ed appassionata, disposta a non innamorarsi.


IL CUORE –
Il tema del film è proprio la contraddizione fra sentimento, passione e amore. La leggerezza della loro relazione e il grande affiatamento di fatto li fa innamorare reciprocamente ma, in nome delle regole d’ingaggio concordate, non riescono a dirselo. Così in una logica poliamoristica arrivano persino a concedersi un rapporto a tre con una donna, Louise (Georgia Scalliet) incontrata sul web, che finirà per essere il prevedibile detonatore della loro storia. Il film ripercorre tutti i topos classici delle relazioni clandestine: la paura di essere scoperti, gli attimi fugaci, i luoghi insoliti, le brevi vacanze rubate. Insomma una mappa interessante che susciterà empatia fra le persone fedifraghe e curiosità fra quelle fedeli. Il regista, nelle vesti di solerte cronista, condivide le emozioni dei protagonisti, fra i migliori attori d’oltralpe, con un attento uso della macchina da presa, senza mai mostrare un centimetro di pelle in più del necessario ma riuscendo ad ispirare con estremo garbo complicità, voluttuosità ed erotismo. Bellissima la sequenza dei luoghi della loro relazione vuoti, dopo la fine della stessa. I dialoghi, densi come solo i francesi sanno fare, non stancano mai.
Unica pecca il finale, forse volutamente poco leggibile ma soprattutto un po’ tirato via e non armonico con l’attenzione dimostrata alla cura dei dettagli e dei particolari del resto della pellicola.


SUGGESTIONI –
L’unica citazione da cinéphile contenuta nel film è un breve brano di “Scene da un matrimonio” di Bergman, per altro diventata anche recentemente una serie tv, prova che il tema della coppia, e della sua crisi, non perde mai appeal. Inoltre, per dirla con Lacan, psichiatra e filosofo francese, quando si ama davvero qualcuno, si ama tutto di lui o di lei, comprese le sue manie, i suoi difetti, la geografia del suo corpo, il colore dei suoi capelli, o anche l’assenza di essi. E forse è vero che possiamo reggere solo un amore alla volta.

 

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