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Nel sogno si desta il desiderio e si addormenta la coscienza

“La speranza è un sogno ad occhi aperti” scriveva Aristotele. Dall’antica Grecia ad oggi, a quanto pare, la concezione dei sogni non è molto mutata. Infatti, la saggezza popolare ci ha sempre insegnato che i sogni sono desideri, tanto che, nel linguaggio comune, per indicare un avvenimento desiderato si usa spesso dire ”sarebbe un sogno” oppure si usa il termine sogno come sinonimo di favola, di esperienza positiva. Come se il sognare avesse solo una connotazione positiva e come se gli incubi, che tanto di frequente riempiono le nostri notti, non esistessero. Anche quando fantastichiamo, proiettandoci con la mente in situazioni piacevoli, si dice che “sogniamo ad occhi aperti”. E’ proprio il caso di dire che la saggezza popolare ci insegna molto più di quanto noi crediamo. Infatti, il concetto di sogno come appagatore di desiderio è una delle basi della psicoanalisi. Il primo a parlarne è stato Sigmund Freud, il quale ritiene che il sogno è eliminazione, mediante soddisfacimento allucinatorio, di stimoli psichici derivanti dall’inconscio che disturbano il sonno. Semplificando il concetto, possiamo dire che, quando dormiamo, desideri inconsci agiscono su di noi disturbando il nostro sonno e l’unico metodo che tutti noi utilizziamo per preservare il nostro riposo è quello di trasformare questi desideri in sogni, in modo che, almeno tramite allucinazione, siano soddisfatti. La principale funzione del sogno è quindi quella di essere custode del sonno. Ma non addentriamoci oltre in una materia così vasta quale la psicoanalisi. Dobbiamo solo sottolineare come, ancora una volta, se ci soffermassimo con più attenzione sui luoghi comuni e sui detti popolari, scopriremmo che c’è molto da imparare.

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