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SplendOri, in mostra i gioielli dell’antica Ercolano

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Ricchezza e bellezza ritrovate in mostra ad Ercolano: SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano è la mostra ospitata nell’Antiquarium del parco archeologicodiErcolano, dal 20 dicembre 2018 al 30 settembre 2019, aperta al pubblico dopo lavori di adeguamento ed inserita nel programma espositivo Ercolano 1738 – 2018 Talento passato e presente. Progettato per dare rilievo ai preziosi tesori recuperati dagli scavi novecenteschi e destinati al museo del sito,  prevede tre tappe per accompagnare i visitatori a scoprire le bellezze di Herculaneum, ognuna con diverse peculiarità: il lusso, la lavorazione del legno e il piacere della tavola.

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GLI ORI – Una collezione di circa 100 monili e preziosi, unica per quantità e valore dei pezzi in mostra, viene presentata al pubblico sul luogo stesso del ritrovamento: oggetti appartenuti agli antichi ercolanesi, alcuni ritrovati accanto agli abitanti nel tentativo di porli in salvo dalla imminente catastrofe dell’eruzione, altri ritrovati nelle dimore dell’antica città. Ogni materiale esposto, messaggero di una storia di antico artigianato e manifattura, di rango e di simbolo, di protezione e bellezza, oltre che dell’ulteriore valore acquisito per essere appartenuto ad un abitante e essere stato coinvolto nella tragedia della città distrutta dalla furia del Vesuvio. Contesti di provenienza che vengono mostrati attraverso una luce particolare, quella della declinazione del lusso, concetto che assomma in sé molto più del mero valore intrinseco e venale, ma si carica di significati ideologici, politici, sociali, culturali, religiosi. Ambientazioni ideali domestiche e botteghe, oggetti dall’Antica Spiaggia carichi di valori simbolici e (non solo) di tipo economico, significativamente portati con sé dai rifugiati che attesero invano salvezza dal mare, restituiscono uno spaccato di vita con un taglio ben preciso che predilige ed esalta quest’aspetto della società ercolanese in tutte le sue sfaccettature.

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VISITATORE PROTAGONISTA – La modalità di esposizione è stata pensata per coinvolgere il visitatore in maniera attiva e partecipata attraverso logiche di coinvolgimento e partecipazione, che via via lo rendono protagonista sino all’ultima sala dove, in uno spazio dedicato, si potranno scattare foto, indossando idealmente gioielli e condividere con il mondo, diventando così ambasciatore del Parco. Inoltre la mostra è animata con attività di laboratorio organizzate in collaborazione con il Tarì e con l’istituto di istruzione superiore Francesco Degni di Torre del Greco, per rendere partecipi i visitatori dei processi di produzione e della tradizione artigianale plurisecolare che si è sedimentata in Campania.

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LE DICHIARAZIONI- «Gioielli, monete, gemme, arredi e strumenti preziosi per i banchetti delle occasioni speciali – ha dichiaratoFrancesco Siano, direttore del Parco – sarebbero solo cose per quanto preziose se non fossero inserite in un racconto che ne evoca il profondo significato sociale e le inserisce nel loro contesto di ritrovamento, di utilizzo e di produzione, se non tornassero nelle mani e sui colli dei loro proprietari. I materiali provengono da edifici pubblici, dalle Domus e dalle botteghe dell’antica Herculaneum e restituiscono un’immagine vivida, complessa e felice di questa comunità. Un cospicuo gruppo di reperti fu trovato nel corso degli scavi sull’antica spiaggia, dove come noto si era rifugiato con i propri averi e nell’abbigliamento confacente al rango di ciascuno, un folto gruppo di abitanti della sventurata città in attesa della missione di salvataggio che almeno per loro non andò a buon fine.  Mi piace sottolineare i prestiti concessi dal MANN e dal Parco di Pompei, il corredo di gemme e strumenti da lavoro di una bottega di gioielliere e parte del tesoro in argento di Moregine, segno concreto della stretta collaborazione che ci vede uniti nei progetti culturali. La mostra pilota pone le basi per la definitiva esposizione nel museo del sito di tutti i reperti che dal 1927 in poi Amedeo Maiuri volle che restassero qui e non confluissero più nelle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Parte così un processo museografico che non resterà confinato ai laboratori ma coinvolgerà il pubblico come parte attiva della costruzione di un museo che garantisca un’effettiva esperienza di conoscenza inclusiva e partecipata. Il processo nasce dalla volontà di colmare in tempi rapidi una terribile lacuna nell’esperienza di visita del sito e interrompere il silenzio che dura da oltre 40 anni: il pubblico deve potere ascoltare proprio nell’area archeologica il racconto proveniente dai numerosissimi oggetti d’uso comune: arredi, ornamenti personali e strumenti di lavoro, decorazioni, mobili in vario materiale, dell’incredibile mole di reperti organici proveniente direttamente dalle case, dalle strade, dalle mense degli antichi ercolanesi».